chi è passivo di dichiarazione d‘intenti deve inoltre indicare le fatture emesse nella dichiarazione annuale Iva – rigo VE31 “Operazioni non imponibili a seguito di dichiarazioni di intento” – e nel quadro VI il numero delle dichiarazioni di intento ricevute, oltre alla partita Iva del cessionario/committente.
Il plafond può essere utilizzato dall’esportatore abituale per singole operazioni oppure per più operazioni “fino a concorrenza di euro”. La dichiarazione d’intento presentata dall’esportatore abituale può essere sospesa per un determinato periodo di tempo, previa comunicazione esplicita al fornitore (consigliabile a mezzo pec): a tal proposito, con la consulenza giuridica 954-6/2018 l’Agenzia ha confermato la possibilità per l’esportatore di non avvalersi del plafond con riferimento ad alcune operazioni, legittimando l’emissione di una fattura con addebito dell’Iva da parte del cedente/prestatore.
Chi è passivo di dichiarazione d‘intenti incorre in sanzioni amministrative nel caso in cui non segua le procedure richieste.
Le modalità operative per l’applicazione delle predette novità dovevano trovare attuazione in un apposito provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate, da adottarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del D.L. 34/2019.Al 28/12/2019 tale provvedimento non è ancora stato approvato. In ogni caso si consiglia di procedere come descritto.
L’obbligo invece che rimane in capo all’esportatore abituale, cioè colui che ha emesso dichiarazione d’intento, è la prova dell’avvenuta esportazione di cui avevamo già parlato in precedenza.
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